Paul Cezanne nel dipinto, un olio su tela, ha voluto rappresentare il "Mont Sainte Victoire".
In questo quadro il pittore ha usato colori tenui ma d'effetto, a valle è situato un piccolo villaggio.
Il monte e il cielo si basano su i toni dell'azzurro, il bianco e il giallognolo, che mescolati formano gradevoli sfumature.
Invece a valle prevalgono i colori del verde e dell'arancione con casette colore marrone che si mimetizzano dietro i cespugli.
I contorni non sono ben definiti.
Questo dipinto mi suscita la tranquillità delle vacanze e l'aria fresca delle campagne.
Approfondimento
In questo quadro il pittore ha usato colori tenui ma d'effetto, a valle è situato un piccolo villaggio.
Il monte e il cielo si basano su i toni dell'azzurro, il bianco e il giallognolo, che mescolati formano gradevoli sfumature.
Invece a valle prevalgono i colori del verde e dell'arancione con casette colore marrone che si mimetizzano dietro i cespugli.
I contorni non sono ben definiti.
Questo dipinto mi suscita la tranquillità delle vacanze e l'aria fresca delle campagne.
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La montagna Sainte-Victoire è un dipinto a olio su tela realizzato dal pittore francese Paul Cézanne fra il 1904 ed il 1906. La raffigurazione del monte è quella di un luogo molto familiare all'autore fin dall'infanzia perciò la montagna Sainte-Victoire è uno dei temi più frequentemente trattati dal pittore, oggetto di una serie di quadri di cui questo è uno degli ultimi.
Cézanne lavorerà a questo "motivo" per oltre vent'anni, realizzando diversi acquarelli e dipinti a olio. L'espressione naturale e concreta del paesaggio spinge il pittore ad affermare: "Il colore è biologico, è vivente, è il solo a far viventi le cose", e ancora "Per dipingere bene un paesaggio devo scoprire prima le sue caratteristiche geologiche". Si direbbe che il senso dell'arte di Cézanne consista in un incessante tentativo di portare alla luce ciò che in natura è immutabile, eterno, per riconoscere riflesso nell'occhio che lo contempla, seppure per un istante, la medesima divina proprietà. È lui stesso a svelarcelo: "Ora, la natura, per noi uomini, è più profonda che in superficie, e da ciò la necessità di introdurre nelle nostre vibrazioni di luce, rappresentate dai rossi e dai gialli, una somma sufficiente di colori azzurrati per far sentire l'aria". Questo nesso tra percezione, rappresentazione e conoscenza si pone alla base della dissoluzione della forma che verrà poi operata dalle avanguardie novecentesche, in particolare dal cubismo: lo spazio della pittura non è più dell'occhio ma dell'intelletto.