Assassinio sulla Senna di Emma I.


La stanza  era buia e silenziosa.
D’improvviso il silenzio venne rotto da un cicalino insistente dal suono stridulo.
Dopo qualche istante l’uomo si girò nel letto, imprecò e accese il cellulare. La telefonata alla centrale richiese un attimo. Il piantone di turno si scusò ma spiegò anche che si trattava di un' emergenza.
Uno sconosciuto era stato ripescato dalla Senna e occorreva inviare subito un ispettore della Sureté a fare i primi accertamenti. Dopo aver ricevuto le indicazioni necessarie, l’uomo spense il cellulare.
L’ispettore Brusson rimase assorto maledicendo il giorno che aveva scelto quella professione.

Superata la trentina, atletico e di bell' aspetto, nulla di lui faceva pensare ad un investigatore della polizia criminale, ma lo era, fino al midollo.
Senza fretta, si vestì, bevve del caffè rimasto nella caffettiera dalla sera prima e uscì.
La decappottabile che aveva visto giorni migliori, lo aspettava a pochi metri dall’ingresso del palazzo. Come sempre, a dispetto della vernice indefinita, l’auto partì al primo colpo.
Mentre guidava tra i viali deserti, l’ispettore Brusson cercò di immaginarsi la scena, aveva visto diversi annegati e non era mai stato un bello spettacolo: gonfi e lividi, i lineamenti spesso irriconoscibili, avevano fatto rimettere di stomaco più di un agente, ma tutto dipendeva dal tempo passato in acqua.A volte il corpo era ben conservato.
Dopo una quindicina di minuti, raggiunse il luogo segnalatogli.Una luce azzurra lampeggiante indicava il punto dove stazionava la macchina di pattuglia.
Dopo aver parcheggiato, Brusson lasciò la macchina e si avviò verso la riva del fiume, in quel punto l’argine era basso, un terrapieno coperto di erba bagnata che scendeva con un leggero pendio verso le acque del fiume.
Un capannello di persone era raccolto intorno ad un lenzuolo. Da sotto il telo bianco si intravedevano le forme di un corpo. Il medico legale era già arrivato.
Niente da dire. Era stato veloce ma Brusson sapeva che abitava a pochi isolati.
Complimenti lo stesso, era stato comunque solerte.
Il medico sollevò il lenzuolo e iniziò a spiegare quanto aveva già accertato.
L’uomo era morto da almeno diverse ore, era ormai rigido. Sembrava un caso di annegamento ma sarebbe occorsa l’autopsia per confermarlo. Brusson rimase favorevolmente colpito. L’uomo, sulla sessantina, era ancora perfettamente integro, pareva dormire.
Era vestito di un completo scuro da ufficio, camicia bianca ed una cravatta un poco sgualcita.
L’agente di turno aveva trovato un portafoglio ed una agenda ed aveva potuto identificare l’uomo . Si trattava di un avvocato, di uno studio di affari, ben conosciuto per la sua serietà.         
La sua abitazione era molto distante da luogo del ritrovamento,  i familiari erano già stati avvisati.
Era stato detto loro di recarsi alla stazione di polizia .
L’ispettore Brusson perquisì una seconda volta la vittima. Uno scintillio al polso dell’uomo attirò la sua attenzione. La manica destra della camicia portava un gemello d’oro con un piccolo scudo smaltato di azzurro. Brusson controllò l’altro polso e non trovò nulla. Non rimase stupito:  la permanenza in acqua e la corrente poteva aver fatto scivolare il gemello dalla sua sede.
Dopo aver scambiato poche parole con gli agenti e chiesta l’autopsia al medico legale, l’ispettore lasciò la riva e si diresse alla centrale. Dopo aver compilato il rapporto sul ritrovamento del corpo e aver parlato con la scientifica, Brusson stava per uscire per un caffè quando venne chiamato da un collega. Una coppia lo stava aspettando in ufficio. Brusson si recò dai visitatori i quali si presentarono.
La donna, giovane e appariscente, era la moglie della vittima. Era accompagnata da un uomo poco più vecchio che si qualificò come il socio d’affari dell’annegato. Brusson fece alcune domande alla signora, in particolare le chiese perchè il marito si trovasse così lontano dalla casa coniugale  a notte fonda. La donna non lo sapeva, disse che si era addormentata di sasso e non si era accorta dell’uscita del marito. Il socio del morto aggiunse che l’uomo era strano da tempo e che sospettava avesse una relazione extraconiugale ma non sapeva con chi.
Brusson osservò attentamente i due. Non gli era sfuggito il senso di complicità e quasi intimità che sembrava unire le due persone.Dopo aver posto altre domande, li ringraziò.
Li avrebbe avvisati non appena ultimata la necessaria autopsia per la successiva autorizzazione al funerale.
Una volta solo, Brusson tornò nel suo ufficio e vi rimase chiuso fino a sera. Nel pomeriggio ottenne anche il responso dell’autopsia: l’uomo era davvero morto annegato ma sulla sua nuca era stata trovata una contusione e nello stomaco un grande quantità di whisky.
All’imbrunire aveva risolto una parte del puzzle. Prese la macchina e si diresse verso la Senna. Dopo pochi minuti arrivò alla sua meta. Vicino alla chiusa erano ormeggiati diversi barconi. Tutto era silenzioso, il luogo sembrava deserto.
I barconi, piccole case galleggianti, non erano di norma utilizzati in quella stagione. Brusson sapeva quale cercare. Il Katerine era ben visibile con la grossa scritta rossa su fondo bianco.
Con l’agilità che lo caratterizzava, l’ispettore salì sul barcone. Il mandato firmato dal giudice giaceva nella tasca della sua giacca. Tenendosi alla balaustra che correva intorno all’imbarcazione raggiunse i il portello che consentiva di scendere all’interno. La porticina di legno non era chiusa a chiave e
il chiavistello era aperto. Brusson scese gli scalini, accese una piccola torcia e si trovò in un ampio locale arredato con una piccola cucina , dal mobiglio in legno scuro ed un letto matrimoniale che aveva visto giorni migliori.
Brusson ispezionò attentamente tutto il locale finchè, vicino ad una gamba del letto, non trovò quel che cercava: il gemello d’oro luccicava sul pagliolato di legno. Lo prese e lo mise accanto alla bottiglia di whisky semi vuota. A questo punto non restava che aspettare.
Si era ormai appisolato quando sentì il rumore metallico di una portiera che sbatteva. Uno scalpiccio e dei passi che si avvicinavano. D’improvviso il silenzio fu rotto dalle risa di una coppia.
La luce si accese e due persone si lanciarono abbracciate sul letto.

Stavano ancora ridendo tra loro quando l’ispettore uscì dal nascondiglio. Alla sua vista, il mondo sembrò crollare su di loro. Cercarono di avanzare una timida scusa ma si trovarono entrambi in manette. L’ispettore Brusson aveva scoperto come erano andate le cose.
La sera prima, i due amanti si erano dati appuntamento al barcone per una notte d’amore.Il marito tradito aveva seguito la moglie e sorpreso i due amanti sulla barca. Il collega lo aveva però sopraffatto colpendolo alla nuca, poi, per stordirlo e renderlo inoffensivo, gli aveva riempito la gola di wisky. Una volta svenuto era stato facile portarlo a poppa del barcone e tenergli il capo sott’acqua fino ad annegarlo. Tutto sarebbe filato liscio e la morte sarebbe sembrata accidentale.
Ma i due non potevano sapere che la loro strada avrebbe incrociato quella dell’ispettore Brusson.
Troppa  familiarità tra loro. E cosa ci faceva uno stimato professionista così lontano da casa in piena notte ? L’autopsia aveva fornito degli indizi. Un controllo sulle proprietà del collega del defunto aveva fatto emergere la presenza del barcone “Il katerine”
A questo punto tutto era stato facile.
Bastava collegare le informazioni acquisite
La scoperta della bottiglia e del gemello, perso durante la colluttazione aveva solo confermato le supposizioni di Brusson.