Francia liberata: addio al dispotismo (Elena Papini)

No alla monarchia, No al re
Francia liberata: addio al dispotismo
La patria ufficialmente libera dal tiranno

Stamattina, 21 gennaio 1793, all'alba, la giustizia ha vinto. E' proprio stamane che Luigi XVI, dopo quattro anni dall'inizio della nostra rivolta, è stato decapitato, ponendo fine alla lunga serie di monarchi che sono stati seduti sul trono francese, ponendo fine ai complotti aristocratici, a Versailles,
e al dispotismo che imperversava in patria. Dopo anni passati a gridare per la morte di ogni re: "Il re è morto, viva il re!", finalmente, non c'è e, non ci sarà più, occasione per ripronunciarlo, perchè un altro re non salirà al trono, nè ora nè mai.
Decapitazione di Luigi XVI
Abbiamo fatto alcune domande, a nome di tutti i francesi, al tiranno, prima che fosse giustiziato, la sera del 20 gennaio.
Dopo giorni di suppliche, egli ci ha "concesso" questo "privilegio". Vi riportiamo qui sotto il dialogo:
-Tua moglie sapeva già prima di oggi della condanna?-
-No, ho preferito tenerla all'oscuro, fino a poche ore fa.- Sappiate che non c'è stato nulla di diverso da come qualsiasi famiglia vivrebbe questa situazione.-
-Cittadino Luigi, ti reputi innocente?-
-Non mi reputo, io sono innocente.-
E con questa frase ha concluso l'intervista. A tal proposito, non è forse un dato di fatto la fuga di Varennes? E i progetti di invadere la patria? Ad ogni modo, giustizia è stata fatta, e ci sentiamo in dovere di raccontarvi tutto, filo per segno.
All'alba, il re è salito sulla carrozza verde che doveva portarlo all'altro capo di Parigi, nella piazza davanti le Tuiliers.
Una volta arrivato, saliti i gradini del patibolo, il boia gli ha tagliato i capelli dietro la nuca, ma prima di essere giustiziato, Luigi XVI ha tentato di fare un discorso, tuttavia la folla e il boia, impazienti, non l'hanno lasciato finire e il boia l'ha legato alla tavola di legno, ha fatto porre la testa nell'apposita finestrella e... cinque secondi dopo il re era morto.
Intorno al patibolo, è cominciata una festa popolare: scolari esultanti, uomini e donne che chiacchieravano a braccetto: in vendita i ricordi del re.
Abbiamo raccolto diverse testimonianze, ma quella più eloquente, secondo noi, è quella dello scrittore Louis-Sebastien Mercier:
"Il sangue del re scorreva ancora, quando giunsero alle mie orecchie le grida di gioia di ottantamila uomini armati...Vidi gli scolari del collegio Quatre-Nations che gettavano in aria il cappello. Il suo sangue scorreva ancora, alcuni vi intingevano le dita, una penna o un pezzo di carta. Qualcuno assaggiò il suo sangue e disse:'E' salatissimo!'."

Se a qualcuno dovesse interessare ciò che è successo dopo la fine della "festa" ve lo diciamo subito: il corpo del re è stato riposto in una bara di legno, trasportato in un cimitero vicino e calato in una fossa di 3 metri, coperta di calce viva.

Questo è il nostro racconto di questo storico giorno. Viva la libertà e Viva la repubblica!

                                                                                                       Elena Papini, 21 gennaio 1793