Ho un ricordo che è rimasto vivo nella mia memoria e ogni volta che ci penso, prima di fare qualcosa di pericoloso, ragiono su quello che sto per fare e decido se continuare o fermarmi prima che possa farmi del male.
Tutto avvenne all'età di quattro anni quando mia zia Santina, per il mio compleanno, mi regalò un piccolo canestro e una piccola palla da basket. Mi piaceva così tanto quel regalo che quasi ogni giorno, tornato dall'asilo, prendevo la palla, andavo nel giardino della mia casa e giocavo a fare più canestri possibili di seguito, ed ogni volta cercavo di allontanarmi sempre di più perché diventavo sempre più bravo.
Ogni giorno mi allenavo a fare canestro facendo una piroetta mentre lanciavo la palla o facendo ''acrobazie''.
Una sera, dopo cena, chiesi a mia mamma se poteva spostarmi il canestro dentro casa, appendendolo al muro, dato che pioveva e non potevo stare in giardino.
Approfittai dell'occasione per far vedere a mia madre quanto ero diventato bravo a fare canestro nei modi più assurdi e inimmaginabili, ma mentre stavo per fare il lancio più lungo, per pura sfortuna scivolai e caddi a terra sbattendo la faccia sulle piastrelle di granito.In quel momento stava rientrando dal lavoro mio padre che vedendomi si spaventò e mi soccorse immediatamente.
Piansi per il forte dolore e persi molto sangue dal naso, ma i miei genitori impauriti non sapevano se portarmi in ospedale o se restare a casa con la speranza che non mi fossi fatto male più di tanto.
Dopo un bel po' smisi di perdere sangue e di piangere, riuscendo a sopportare tutto quel male e qualche ora dopo mi addormentai.
Il giorno dopo stavo meglio e presto dimenticai l'accaduto.
Qualche mese dopo andai all'ospedale Gaslini a fare una visita e i test per le allergie e il medico chiese a mia mamma cosa mi fosse successo perché aveva notato che il mio naso era storto.
Allora mia mamma si ricordò di questo episodio e glielo raccontò e lui le disse che se quella sera mi avessero portato all'ospedale me lo avrebbero subito raddrizzato.
Mia mamma si sentì in colpa perché quella sera non si era resa conto che mi ero rotto il naso.
Così sono cresciuto con questa gobba al naso che non mi posso più vedere e non vedo l'ora di diventare grande per potermi operare e farlo ritornare normale.