Il pappagallo e il giardiniere di Nicolò M.

Entrato nella stanza sembrava tutto tranquillo, il gatto era seduto sulla propria cuccia, il pappagallo era stranamente silenzioso nella sua gabbia.
L'arredamento era classico e tutto molto ordinato.
La stanza aveva una grande porta finestra che portava al giardino, notai che era aperta. Improvvisamente sentii l'urlo di una donna, mi affrettai correndo verso il giardino, quando vidi una figura maschile, al primo sguardo pareva alto e maestoso, indossava una felpa con il cappuccio; egli stava correndo verso una siepe oltre la quale il mio sguardo lo perse di vista.
Quando mi avvicinai alla piscina in giardino, vidi il corpo di una donna riverso in acqua, ormai senza vita, sulla sua pelle notai delle macchie rosse viola. Chiamai subito i soccorsi e nell'attesa rientrai in casa, quando sentii il pappagallo nella sua gabbia in soggiorno che bofonchiava la parola......giardiniere. Corsi dai vicini di casa e chiesi loro se avessero sentito qualcosa di sospetto, mi dissero che in quell'ultimo periodo avevano sentito spesso il giardiniere e la vittima litigare, a causa del ritardo nei pagamenti mensili.
Andai in cantina dove vidi una botola la aprii e.........c'erano delle scale, presi la torcia e scesi. Arrivato in fondo alle scale mi guardai intorno, sentivo solo il rumore dei miei passi, mi girai e vidi... un uomo agganciato a delle catene. Non aveva un bel aspetto era piuttosto debole e confuso, gli chiesi come stava, lui non rispose, ma vidi nel suo sguardo una grande paura. Lo liberai dalle catene e con la radio trasmittente chiamai i colleghi e esortei il medico legale a scendere al piano di sotto.
Nel frattempo arrivò il figlio della vittima e lo interrogai in soggiorno; era evidentemente scioccato dall'accaduto ma rispose con chiarezza alle mie domande, dalle sue parole era evidente che il giardiniere di famiglia pretendeva più soldi e una volta era stato sorpreso a rubare i gioielli della vittima. Ad un certo punto sentii degli schiamazzi in giardino, era la squadra di polizia che aveva individuato e catturato un uomo con la felpa che stava fuggendo oltre le siepi del giardino.
Era evidente che fosse il giardiniere. Entrai in casa con il giardiniere per interrogarlo, quando lo vide il pappagallo iniziò a svolazzare per tutta la voliera. Vista l'agitazione del pappagallo pensai che avesse visto qualcosa che servisse per le indagini ma mi ricredei vedendo che il giardiniere estrasse del cibo dalla tasca per nutrire il pappagallo. Era evidente che fossero “Buoni amici”. Il giardiniere continuava a proclamare la sua innocenza. Non era stato lui ad uccidere la vittima.
Le mie indagini dovevano proseguire verso altri indiziati.
Quando rientrai in centrale scoprii che l'uomo incatenato era il marito della vittima, allora andai a fargli delle domande. Lo osservai attentamente vidi dei graffi sul collo. Gli chiesi come avesse fatto a procurarseli, lui rispose che il pappagallo ogni tanto lo graffiava con gli artigli. Ma intuii che non era vero, perché il pappagallo mi era apparso da subito bonario e innocuo.
Mi affrettai ad andare dal medico legale che stava effettuando l'autopsia sulla vittima, quando, osservandola con attenzione, notai del tessuto epiteliale sotto la pelle, lo feci analizzare successivamente dalla scientifica.
Dopo qualche ora i colleghi della scientifica mi confermarono che il tessuto epiteliale trovato sotto le unghie della vittima corrispondeva al DNA del marito. Perché l'aveva uccisa? Per quale motivo? Qual'era il movente dell'omicidio? L'unica cosa da fare ora, era interrogare il figlio nuovamente. Lo feci convocare nel mio ufficio. Dalle prime domande notai che era molto agitato e colpevolizzava il giardiniere ma la cosa che mi fece rimanere di stucco fu che continuava ad accusare il giardiniere per pura gelosia, dunque la gelosia poteva essere anche del padre nei confronti della vittima. Arrivai alla conclusione che il marito aveva affogato la moglie per via delle attenzioni che lei nutriva nei confronti del giardiniere, inoltre il marito non voleva dargli la dovuta retribuzione.
Mi aveva tratto in inganno il pappagallo che ripeteva il nome del giardiniere alla ricerca di cibo. Infine feci arrestare il marito che fu condannato per omicidio colposo, anche il figlio fu condannato per falsa testimonianza, mentre il povero giardiniere tornò a casa sua con il suo pappagallo sulla spalla.